Casorezzo (MI), 24 Settembre 2006
Cari forensi,
dopo le nostre due sconfitte consecutive ho maturato queste modeste opinioni: anzitutto, la squadra conferma l’impressione condivisa da molti di essere leggera anzi che no, con un buco spaventoso in mezzo, quasi non esistesse un centrocampo che faccia da cerniera tra retrovie ed attacco, il che è stato evidenziato dalle numerose palle lanciate alla meglio in avanti, che sono state un invito a nozze per la Fiorentina; in secondo luogo, la difesa impiega un po’ troppo tempo per prendere le misure dell’avversario, come dimostrano la segnatura di Crespo l’altra volta (con tutte le riserve sulla regolarità) e quella di ieri di Mutu, a cui è stato consentito di colpire di testa indisturbato, avvenute entrambe entro il quarto d’ora iniziale; in terzo luogo, in attacco si gira spesso a vuoto, eppure contro la Fiorentina si sono materializzate tre o quattro occasioni più o meno limpide che sono state miseramente sprecate. Non so se sia il caso di cominciarsi a preoccupare (molti di noi lo hanno fatto già alla fine della campagna acquisti), anche perché è mancato peraltro quel pizzico di fortuna che spesso risolve positivamente gli incontri, ma certo nessuno, sulla base dei risultati raccolti finora, è propenso a guardare con fiducia all’avvenire.
Dal momento che sono stato spettatore de visu a Milano della gara contro l’Inter e non ho avuto modo di scrivere alcun messaggio la settimana scorsa, colgo l’occasione per lamentare una certa insulsaggine delinquenziale da parte di una frangia del tifo rossazzurro emersa durante l’incontro: lasciamo perdere i cori contro Palermo e Palermitani, scanditi a sproposito con insistenza, sintomo di un’identità molto debole che ha bisogno di un rivale per affermare la propria esistenza, ma ho provato un brivido quando ho assistito a un improvvisato gemellaggio alla fine della partita tra qualche decina di teste rasate nerazzurre e la congrega di quella sottospecie di primate (lariu, ponchiu e tignusu, brutto dentro e fuori, sempre il solito dovunque, perfino ad Atene in amichevole), il quale, ringalluzzito da inconcludenti manifestazione di solidarietà (“Libertà per gli ultrà”, “Onore ai diffidati”, insomma la solita solfa), non si è limitato a dirigere slogan antiMilan come “ringraziamento” a quelli contro il Palermo intonati dagli interisti, bensì ha avuto il coraggio di riproporre per qualche istante “Poliziotto primo nemico”, fortunatamente non riscuotendo consensi se non tra i propri accoliti. Saranno in molti a conoscere, forse meglio di me, la persona a cui mi riferisco, che impone la sua presenza in tutti i campi d’Italia nei quali sia di scena il Catania; mi chiedo che cosa aspettino le forze dell’ordine a tirargli le orecchie, perché si ha un bel dire quando si pretende che sia la parte sana del tifo a prendere le redini: uno come me, con moglie e figli che lo attendono a casa, non è disposto a mettere a rischio la propria incolumità per insegnare le belle maniere a un teppista, per quanto mi riuscirebbe oltre modo gradito avvicinarmi al tizio in questione e notificargli nel modo più esplicito possibile quanto mi faccia schifo. A presto,
Marco Tullio