La tragedia di Catania ha risvegliato dal torpore tutto il mondo del calcio e della politica.
Come al solito, appena ci scappa il morto, appaiono i moralizzatori e i censori di turno che contribuiscono intensivamente all'emissione di anidride carbonica.
Da sempre a Catania, come in tante altre città d'Italia, ogni maledetta giornata di campionato è teatro di insulti, scontri, macchine danneggiate e incendiate, proprietà pubblica devastata e chi più ne ha, più ne metta.
Tutto liquidato con 2 righe in 18ma pagina.
Ma stavolta c'è la morte di Filippo Raciti che pesa come un macigno.
Tutti i politici chiedono la mano pesante. Quasi quasi saremmo tentati a crederci, se non fosse che pochi mesi fa proprio questi signori votarono unanimamente il famoso indulto ed è cosa nota che tanti ultras violenti hanno precedenti penali di varia natura ed hanno goduto di questo regalo.
Lasciando ad altri il piacere dell'analisi delle cause socioeconomiche della violenza, vorremmo analizzare l'aspetto militare della vicenda.
Gli scontri che si sono tenuti in piazza Spedini dopo la partita hanno visto schierati da una parte circa 200 ultras, mentre dall'altra avevamo circa 1500 agenti (670 agenti della Questura di Catania, 390 dei reparti mobili di Catania, Palermo e Reggio Calabria, 350 carabinieri del reparto territoriale e 90 militari della guardia di finanza).
Fino adesso sono stati arrestati solo 22 persone. Ci chiediamo: e le altre 180 di piazza Spedini, tutte in flagranza di reato e comunque complici dell'omicidio?
Non sarà che le nostre forze dell'ordine, per tutta una serie di motivi (mezzi, addestramento, tattica, coordinazione e direzione), siano semplicemente non all'altezza del loro compito?
tratto da
http://blochin-cuius.blogspot.com/