Il fallimento non sarebbe certamente di noi tifosi...e neanche dei nostri colori...sarebbe solo di quella che tu correttamente (a mio avviso) definisci proprietà, e tu stesso ne auspichi un allontanamento. La sensazione è che il sollevamento della attuale proprietà possa accadere solo attraverso il fallimento (siamo cioè nelle stesse condizioni dei nostri cugini negli scorsi anni) ... che può essere economico (e ci sunu mali frusculi) oppure sportivo con una retrocessione...e lo spettro della retrocessione alla fine del primo tempo contro la Sicula (attualmente ultima in classifica) era davvero presente.
Il Palermo in D sembra rinato...c'è nuovo e grande entusiasmo...e la Favorita fa più spettatori in D che il Massimino in C...e se non fossimo capaci come città e come tifoseria di dimostrare questo attaccamento (ma tante volte in passato questo attaccamento è stato ampiamente dimostrato) ai nostri colori...allora saremmo noi a non meritare nulla.
Fozza Catania
Caro Giovanni, io ho iniziato ad avere difficoltà a nominare il "presidente" del Catania fin dalla cacciata di Sergio Gasparin, e con l'arrivo a Catania di un'aria maleodorante, un fetore proveniente dall'Argentina e da ambienti calcistici che non mi sono mai piaciuti: Moggi, Doyen ecc. ecc.
Fino a quel momento il Catania era una società modello che produceva risultati sportivi (record di punti in serie A appena raggiunto sotto la gestione Gasparin - Maran) ed aziendali: utili a milioni, non messi in tasca o distratti verso le altre aziende del proprietario, ma reinvestiti in un moderno Centro sportivo e con la prospettiva concreta della costruzione dello stadio nuovo. Era una società dai bilanci trasparenti, studiati nelle facoltà universitarie (chiedere a Palermo, si proprio alla facoltà di Palermo, dove si notava la differenza fra i bilanci della società locale e quelli del Catania). Sul perché sia finita io ho la mia idea personale, frutto di logica ma priva di certezze.
Il 23 giugno 2015 è stata una grande botta, un colpo indimenticabile...Poteva esserlo anche dal punto di vista economico e se la società allora fosse fallita non ci sarebbe stato granché da recriminare. Ma così non è stato: dapprima grazie all'operato di un galantuomo come Pippo Bonanno e poi con il ritorno di uno che le società la sa gestire economicamente, il Catania è rimasto in vita. Ha mantenuto quella che per un nostalgico come me è un bene storico, tramandato dai "padri": il n. di matricola. Ha ridotto l'enorme montagna di debiti che l'Argentino aveva creato in appena due anni. Ha ammortizzato il deprezzamento del patrimonio giocatori.
Il tutto senza sfigurare troppo sportivamente.
Ora il mio accontentarmi non è rassegnazione, ma il prendere atto della situazione. Come avete in tanti sottolinetato, la proprietà non naviga nell'oro. E non é la vendita di un certo numero di punti vendita Forté l'indizio di ciò, visto che nessuno si sogna di dire che Auchan è sull'orlo del fallimento perché ha venduto i supermercati alla Conad: si tratta di normali operazioni commerciali. Così come la vendita degli Hotel. Il tutto va considerato all'interno del piano economico approvato in sede di concordato con il quale la Holding ha evitato il fallimento. Nello stesso tempo questo mi fa essere fiducioso sulle sorti del Catania: certamente non stanno facendo porcherie nei bilanci della società, visto che c'è un organo giudiziario che controlla.
Il Catania non naviga nell'oro perché sarebbe interesse della proprietà investire per tornare subito in B e poi possibilmente in A, tornando a produrre utili nell'ordine dei milioni di euro. Utili che comunque fino a quando non si chiude il concordato, andrebbero all'azionista per pagare i debiti del concordato.
Questa è la situazione di cui bisogna prendere atto. E non sarà certo il fallimento e la retrocessione in serie D a riportare l'entusiasmo e la gioia di tifare per i nostri colori: sarebbe solo ancora delusione e depressione per un Catania sempre più indietro.
A mio parere bisogna uscire da questa logica, augurandosi che Lo Monaco completi al più presto il risanamento e che un acquirente SOLIDO ECONOMICAMENTE, senza oscuri pregressi e DISPOSTO AD INVESTIRE, rilevi la società in serie C.
Perpetrare questo clima di guerra a Lo Monaco va contro la persona, che in questo momento, anche sbagliando le scelte, fa il vero interesse del Catania.
Consentitemelo: ripartire dalla D dopo un fallimento solo per liberarsi di Lo Monaco e della proprietà, magari con una "mezza giacca" che viene a fare il Presidente per prendersi la notorietà del ruolo, ma senza la forza economica per riportare il Catania dove tutti noi vogliamo, a me non interessa proprio.