Era il 14 Maggio del 1988 e si giocava nel vecchio stadio di Wembley, di fronte c'erano una delle regine del calcio inglese, il Liverpool, ed una cenerentola che da soli due anni calcava i campi di quella che allora si chiamava ancora League One. La cenerentola era il Wimbledon FC, squadra del quartiere londinese di Merton, era la Crazy Gang di Booby Gould, erano i Wombles, o se preferite i Dons, era l'espressione di un popoloso quartiere. Quel giorno la magia si compì, fu Lawrie Sanchez ad insaccare dopo una potente punizione di Dennis "Psycho" Wise, e fu il capitano Dave Beasant a bloccare sui suoi guanti le potenti conclusioni di Peter Beardsley e il calcio di rigore di Aldridge, era fatta i Dons conquistavano la FA Cup divenendo la seconda squadra a vincere sia la competizione maggiore che la versione amatori (vinta nel 1969 quando il team militava tra le divisioni non professionistiche). Ma quella squadra non c'è più, il calcio miliardario dove i tifosi diventano clienti, dove la passione non esiste più e si gioca a qualsiasi ora del giorno e della notte non per amore dello sport ma per amore dei soldi la ha portata via. Ma andiamo con ordine, i guai cominciano nel 1991 quando il Report Taylor sulla violenza negli stadi obbliga la messa in sicurezza degli impianti sportivi inglesi, il Plough Lane è vecchio e malconcio ed è nel cuore di Merton (nonchè dei tifosi dei Wombies) e non ci sono i soldi per rimetterlo a posto, nè tantomeno per costruirne uno nuovo, e figuriamoci non c'è nemmeno un posto dove costruire! La squadra viene cosi per la prima volta sradicata dalle sue origine e dal suo quartiere, viene raggiunto un accordo con il Crystal Palace e la dirigenza ottiene in affitto il Selhurst Park dividendo l'impianto con l'altra squadra ed utilizzando, sempre insieme al Palace, il vecchio Plough Lane per le giovanili. I tifosi ingoiano il rospo, consci che la situazione è in via temporanea per permettere una soluzione che preveda il ritorno a casa, a Merton. La situazione però non è buona, la collocazione del Plough Lane è infelice, essendo posto nelle vicinanze del fiume Wamle e all'incrocio di due grosse strade, i soldi non abbondano e la squadra subisce la lontananza da "casa" e all'inizio del nuovo millennio retrocede. La sfortuna volle che Pete Winkelman, discografico col pallino del calcio, incrociasse la strada dei Dons. Questo signore residente a Milton Keynes (circa 150 km a nord di Londra) è intenzionato a costruire un moderno impianto polifunzionale in questa città (nata nel 1969 dalla fusione di più villaggi) ma per farlo deve esserci un club professionistico residente nella zona. Ed ecco i guai, la dirigenza del Wimbledon accetta la rilocazione avallata non senza remore dalla Federazione (sentenza storica essendo la prima nel suo genere per club professionistici, che introduce in Inghilterra quel sistema a "franchigie" che permette alle società sportive Americane di essere incredibilmente mobili e di spostarsi da una città all'altra a seconda dei ricavi) ed il club nel 2003 comincia a giocare al National Hockey Stadium di Milton Kaynes, spostandosi dal suo luogo natale di quasi 200 km. I tifosi non ci stanno e, assieme a tutte le tifoserie ospiti, boicottano il club. Il loro motto è "meglio un club amatoriale a Merton che un club nella Football League ma a 200 km di distanza". Il Wimbledon và in amministrazione controllata e viene rilevato da Winkelman che ne cambia il nome in MK Dons, cambia i colori, cambia lo stemma, i lavori per l'impianto polifunzionale partono e terminano nel 2007 quando in una amichevole con il Chelsea lo Stadium:mk, impianto da 22.000 posti, apre i battenti. Ma è qua che comincia la favola, l'atto d'amore di una tifoseria VERA per la loro squadra, per il calcio giocato, non per quello programmato a tavolino davanti a montagne di bigliettoni. Nascono diverse associazioni che convogliano in un Trust che dà vita già nel 2002, in aperta opposizione allo spostament a Milton Kaynes, al Wimbledon AFC, dove la sigla sta per A Football Club. La squadra riparte dall'ultima serie dilettantistica inglese e fatica inizialmente a trovare un campo, ma alla prima amichevole sono ben 4.000 le persone assiepate sugli "spalti". La squadra, nata per volere dei tifosi e da essi COMPLETAMENTE gestita, comincia a mietere successi ed a scalare le classifiche. La nuova casa è a Kingston-upon-Thames, quartiere adiacente a Merton\Wimbledon, si gioca al Kingsmeadow Stadium sede del Kingstonian. Il successo è travolgente, il Trust che controlla la società riesce a rilevare il contratto di affitto del terreno di gioco, i tifosi con entusiasmo si armano di chiodi, martelli, pennelli e vernice e lo tirano a lucido. L'impianto, da 4.500 posti, è ora conosciuto come The Fan's Stadium e il Kingstonian è ora "ospite" del Wimbledon AFC. I fans ogni anno provvedono alla manutenzione e affollano gli spalti, anche se hanno nel cuore il ritorno al vicino quartiere di origine. Oggi, a distanza di pochi anni, il ritorno nella Football League è ad un passo, la squadra ha vinto la Blue Square Conference South ed è stata promossa nella National Conference, il passo successivo li porterebbe nella Football League Two, ad un solo campionato di distanza dagli odiati MK Dons. I tifosi considerano questa squadra la naturale conseguenza del Wimbledon FC e ne conservano e portano avanti la storia, il Trust ha fatto causa a Winkelman e la ha vinta, la dirigenza del MK Dons non può fregiarsi dei titoli conquistati dai Wombles e della sua storia, non può fregiarsi del suo marchio e dei suoi colori, nonchè del suo nome, ma questo Winkelman non lo ha proprio considerato visto che aveva già cambiato tutto, quello che forse non ha digertito di buon grado è la rinuncia al titolo della FA Cup dal quale siamo partiti, la Replica della Coppa insieme agli altri memorabili sono stati consegnat al London Borough of Merton, e tutto lascia presupporre che presto torneranno nella bacheca del Wimbledon. Questa è una storia di calcio, che dimostra come a volte competenza e passione, vera passione, possono sostituire i soldi, possono dimostrare come una squadra creata da niente sia capace di tornare nel calcio che conta con le proprie gambe, magari l'AFC faticherà ad andare oltre una Football League Two o One (C\2 e C\1 attualmente) e non tornerà nella massima serie inglese, ma rimarrà per sempre nei cuori, e sopratutto nelle mani, dei suoi tifosi, e nessuno sceicco arabo o magnate di qualche città distante diverse miglia potrà mai sradicarla dal suo territorio in attesa che il calcio torni ad essere quello che veramente è, uno sport.
Calcio inglese, distante da noi migliaia di chilometri ma a quanto pare passione e senso d’appartenenza non hanno confini e si manifestano egualmente in ogni angolo del mondo. Squadre che cambiano sede, colori sociali, stadio, sono storie a noi note (il progetto Proto per esempio) ma storie come questa insegnano che la passione dei tifosi, la fede nella propria squadra, è qualcosa d’inconciliabile con progetti più o meno chiari che potrebbe avere un qualsiasi magnate che compra società e titolo sportivo per mero business , senza tenere conto dell’amore e della passione dei sostenitori, senza che con essi ci sia unità d’intenti e di vedute.
Per quel che ci riguarda direttamente, credo ci sia ben poco di lamentarsi di Zamparini, anche se mi attendo un Palermo un po’ meno cosmopolita di quel che sta venendo fuori quest’anno (quello scudetto primavera sembra uno sfregio verso chi non crede nel prodotto locale) e che soprattutto la squadra venga fuori dal Tenente Onorato e torni ad allenarsi allo stadio, tra i suoi tifosi. Insomma, oggi, un po’ di propaganda della propria immagine, al Palermo, non farebbe affatto male. E che dio gliela mandi buona a Zamparini per l’affare Zenga perché se dovesse andar male, le prime pernacchie saranno tutte sue.