Per vincere domani…non è questione di schemi ma di un durissimo lavoro di recupero psicologico attraverso l’eliminazione della predisposizione mentale al “cliché” o “dejà-vu”* che nel caso del Catania è rappresentato dall’andazzo della partita (buon inizio, poi sopravvento dell’avversario che si porta in vantaggio), partendo dalle seguenti indiscutibili certezze:
1. domani giocherà la formazione con i migliori elementi, tutti in buona forma fisica e con grande spirito di gruppo ed affiatamento
2. squadra i cui valori non sono inferiori al 10° posto (abbiamo un Caserta in meno ed un Terlizzi, Martinez, Alvarez in più!!!) e dunque superiori sulla carta a quelli dell’avversario
3. diversi punti perduti per episodi inusuali e ripetibili solo sporadicamente (errori arbitrali, giocate fuori dall’ordinario)
Il cliché o dejà-vu o routine non esiste, è solo frutto di un nostro status mentale che ci fa credere che talune cose continuino ad accadere senza che noi possiamo farci nulla.
In realtà sono solo situazioni dettate dalla nostra pigrizia mentale, ossia la mancanza di volontà nell’elaborare idee e concetti che dimostrino che proprio NOI siamo gli attori di uno scenario che POSSIAMO CAMBIARE in qualunque momento.
E allora se siamo in grado di cambiare (in un confronto tra simili, s’intende) lo stato delle cose, qual è il momento , il “punto critico” che può fare la differenza e creare quella “svolta” in positivo che distingue eccellenza da mediocrità??
Il Catania ha dimostrato di giocare alla pari con chiunque in queste ultime giornate esterne, per poi subire sempre un goal e portarsi in svantaggio.
Qual’è il punto di rottura?
Tutti siamo concordi nel dire che è l’incapacità di segnare. Sì, giustissimo ma stiamo solo parlando di ciò che EMERGE IN SUPERFICIE.
In realtà ciò che rende incapaci di concretizzare qualcosa (un goal, ma anche un corso di studi o un target commerciale) è la mancanza di un “immagine” un modello che rappresenti nella nostra psiche come una “stella” da seguire.
Senza un modello il nostro operato è simile ad una nave senza timone o senza bussola ed i risultati inevitabilmente cominciano a scarseggiare .
Se intendessimo, ad esempio, riuscire a completare una materia di studio in due mesi quante probabilità di successo avremmo se sfruttassimo le ore di studio senza fissare un numero minimo di pagine al giorno da assimilare?Non solo.
E quante probabilità di successo avremmo se tale ruolino di marcia lo facessimo perfettamente proporzionale al tempo a disposizione? E’ molto probabile (perché l’uomo per sua natura tende a “sedersi”) che non riusciremmo a completare il programma cosa che invece sarebbe accaduta se avessimo mentalmente fissato di completare la materia in 40 giorni.
Insomma in tutti i campi dell’attività umana per riuscire a saltare due metri, bisogna fissare l’asticella a due metri e venti!!!
Così anche in una partita: se la squadra intende segnare anche un solo goal (contro zero subiti) che ci permetterebbe di portare a casa i tre punti bisogna che i ragazzi fissino come modello o “timone” di chiudere il match per tre reti a zero!!! E se Gionatha Spinesi intende nuovamente “volare” e segnare anche un singolo goal deve focalizzare mentalmente quel modello costituito dal record personale di tre reti fuori casa in una sola partita che non ha ancora conseguito!!
La squadra nel suo complesso deve ragionare per valori relativi e non assoluti.
Per meglio dire: la prestazione con la Fiorentina seppur conclusa con esito negativo ha un PESO SPECIFICO rilevante in quanto la medesima prova con un avversario “minore” avrebbe valso una VITTORIA con DUE o TRE GOAL DI SCARTO!!!
L’avversario è un essere umano in carne ed ossa, dunque vulnerabile e battibile.Discorso che vale per il Milan, l’Inter il Barcellona, figuriamoci per l’Empoli
Non esiste un destino predeterminato. Il successo o il fallimento in un confronto tra simili è in gran parte frutto della nostra volontà e del nostro carattere
Non sono d’accordo (ed è scientificamente accertato) che lo stimolo ad una prestazione eccellente non può essere generato dalla paura o dalla minaccia di ritorsioni (contestazioni dei tifosi, “sputtanamento” in sala stampa etc.) che ledano la dignità di una persona. Sono atteggiamenti che producono l’effetto contrario di quello che s’intende ottenere. Il meglio di sé si ritrova con la COSCIENZA DEI PROPRI MEZZI, LA CONCENTRAZIONE, IL RISPETTO DELL’AVVERSARIO, fermo restando che la VOLONTA’ , LA FEDE, LA MOTIVAZIONE sono alla base di qualunque attività umana che si voglia concepire al meglio
Esistono due possibilità in una sfida: IL SUCCESSO o IL FALLIMENTO. Perché pensare al fallimento e non concentrarsi sulle probabilità di successo?
Riflettiamoci: quale giornata lavorativa ci è risultata migliore? Quella affrontata sottogamba o quella presa di petto?
A parità di preparazione l’esito migliore di un esame è quello conseguito pensando alle evenienze negative (lacune di studio, cattiveria docente etc..) o assumento un atteggiamento spregiudicato e sicuro di sé?
Fratelli rossazzurri, tranquilli non ho assunto roba strana per scrivere queste parole.
E’ quello che penso è quello che si può leggere in testi di psicologia dello sport, è quello che ho desiderato scrivere su questo sito per dare il mio piccolo contributo alla causa del Catania.
Crediamoci tutti in un cambiamento in positivo. NON MOLLIAMO MAI!!!