Casorezzo (MI), 8 Aprile 2007
Cari forensi,
con Spinesi che sbaglia tre goal di fila e la striscia impressionante di risultati negativi, è facile lasciarsi prendere la mano dallo sconforto: raccogliere i sei punti necessari alla salvezza diventa un obiettivo arduo, perché in questo girone di ritorno siamo riusciti a racimolarne appena tre e nulla ci garantisce che le cose cambieranno rispetto al copione che viene riproposto ogni domenica. Sarebbe bello metterla metaforicamente in quel posto a giornalisti della levatura intellettuale del tizio che a Dribbling, commentando in apertura la sentenza dell'osservatorio del Viminale, ha detto qualcosa del tipo "opportunamente" o "per rispetto alla famiglia dell'ispettore Raciti", come se moglie e figli dello sfortunato poliziotto non si proponessero altra soddisfazione che impedire a tutti i tifosi del Catania di seguire la propria squadra. Forse avrebbero preferito che i responsabili dei disordini e dell'omicidio pagassero per quello che hanno fatto, non assistere a questa prova di debolezza per cui si colpisce indiscriminatamente nel mucchio senza fare nemmeno il solletico a quella gentaglia, che di sicuro starà spetezzando beata in poltrona, paga di non essere incorsa in nessuna vera condanna. La verità è la seguente: dal momento che lo spettacolo del calcio deve andare assolutamente avanti ed è necessaria una vittima sacrificale per esorcizzare il furore mediatico, che peraltro si è ammansito da tempo, visto che i fatti si sono svolti a Catania e vige il principio della responsabilità collettiva, come ai tempi di Hammurabi, a farne le spese sarà il Catania e tutta la città di Catania, che farebbe meglio a pensare alla retrocessione in B (con permanenza a vita nelle serie inferiori) come al giusto castigo per quanto è avvenuto. Bene così, dunque, almeno finché non succederà niente di peggio o di altrettanto grave altrove, perché in quel caso si dovrà constatare che misure come la squalifica del campo non servono proprio a nulla. A presto,
Marco Tullio