Casorezzo (MI), 12 Marzo 2007
Cari forensi,
alla fine, malgrado tutto, non ho resistito e sono andato alla partita, grazie alla collaborazione di mio nipote Marcello, il quale studia da quest'anno a Torino e mi ha procurato il biglietto. Per la prima volta in vita mia sono arrivato in tribuna giusto cinque minuti prima dell'incontro e ho potuto constatare che i tifosi nostrani erano pochini: è difficile trovare le motivazioni per andare allo stadio dopo quello che è successo. Io stesso non saprei spiegare perché abbia optato per la trasferta: il cuore ha delle ragioni che la ragione non riesce a spiegare, diceva qualcuno. Certo è stato un piacere incontrare i soliti amici: Aldo da Correggio, Aldo da Como, Danilo da Mestre e Francesco da Rovigo. Mi riconforta pensare che anche delle brave persone come quelle su elencate abbiano fatto la mia stessa scelta, perché mi conferma che onorare il rito della domenica con pie intenzioni non significa necessariamente cancellare dalla memoria il 2 Febbraio o essere conniventi con coloro che hanno scritto quella brutta pagina. Sicuramente devo lamentare che nella parte inferiore del settore riservato agli ospiti, dove erano concentrati i tifosi più intemperanti (per usare un eufemismo), non sono mancati i consueti insulti contro i rosanero: purtroppo c'è chi pensa che per essere dei veri Catanesi bisogni sempre avere in bocca Palermo e i Palermitani (e viceversa). Per fortuna non ci sono stati cori contro le forze dell'ordine, perché altrimenti non so come avrei reagito, certamente non avrei rimesso piede in uno stadio. Se penso a quel figuro repellente, tignusu e ponchiu, che dirigeva il tifo e che ho già visto altrove in altre occasioni, mi viene da vomitare.
Per quanto riguarda la partita, non c'è molto da dire, perché è stato un film a cui ho già assistito: buon primo tempo, occasioni sciupate che danno adito a rimpianti, niente birra nel secondo tempo, goal evitabilissimo e inutile assalto finale. Siamo a uno sputo dalla meta e continuiamo a sprecare: sarebbe un delitto... A presto,
Marco Tullio
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