Autore Topic: Il grande Paul Morphy  (Letto 1167 volte)

Offline Sergio

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Il grande Paul Morphy
« il: 12 Maggio 2021, 09:15:26 pm »
Scritto il 23 marzo e pubblicato in alcuni gruppi di fede rosanero

Paul Morphy è stato un grandissimo giocatore di scacchi vissuto due secoli fa. Fu un grande innovatore di questo gioco e le sue idee, molto rivoluzionarie e intraprendenti, lo portarono a sbaragliare tutti gli avversari incontrati sul suo cammino. Il suo gioco usciva dagli schemi tradizionali e non solo sorprese tutti i suoi avversari battendoli con sonori “cappotti” come si dice dalle nostre parti, ma aprì una nuova era per questo spettacolare gioco, cambiandone i connotati, è stato come passare dal catenaccio trapattoniano al gioco arrembante e garibaldino di Zeman.
Ma cosa aveva di particolare e di diverso il gioco di Morphy? Il gioco degli scacchi, fino ai primi anni dell’800 era un gioco molto metodico, riflessivo, ponderato (questo lo è anche tuttora), fatto di piccoli passi circoscritte a piccole battaglie tra pochi pezzi all’interno di piccole porzioni della scacchiera ed il cui fine era la cattura di un pezzo avversario (un pedone, un alfiere, una torre), in modo da creare poi una supremazia di pezzi sull’intera scacchiera. E’ come se nel calcio si giocasse in 11 contro 10, poi in 11 contro 9, contro 8, ecc.: prima o poi si avrà la meglio sull'avversario in inferiorità numerica. C’è da dire che a livello di grandi maestri di questo gioco, già la perdita di un solo pezzo (di un alfiere, un cavallo, ma anche un solo pedone), poteva costituire nocumento per l’intera partita, divenendo poi difficilissima da riprendere. Si vinceva così a metà incontro per “abbandono” dell’avversario.
Morphy cambiò letteralmente le tattiche di questo gioco. La sua filosofia non era più la cattura dei pezzi avversari, quindi creare una supremazia di gioco, ma lo sfondamento delle linee difensive, sacrificando i propri pezzi più pregiati e lasciandosene quei due o tre anche di scarso valore che gli consentivano poi delle brillanti combinazioni di matto davvero spettacolari e sorprendenti. Morphy non si curava delle piccole battaglie in piccole porzioni di scacchiera, lui voleva vincere la guerra (la partita). All’avversario cedeva pure la sua regina, le torri, tre o quattro pedoni, poi improvvisamente con mosse fulminee e imprevedibili, con quel poco rimastogli, attaccava il re ormai scoperto sull’ottava traversa e ti vinceva la partita.
Cosa c’entra questo racconto sul grande Morphy con le vicende della nostra squadra? Scrivo questo post dopo aver letto i commenti di ieri sera, dove un utente ha considerato uno “scandalo” l’aver perso a Bisceglie. Non è mia intenzione criminalizzare o deridere alcuno, ognuno si tenga le sue idee e le proprie impressioni, ma un paio di riflessioni è d’obbligo farle. Che Mirri non sia Berlusconi è risaputo, come pure è risaputo che la Damir non ha le stesse risorse della Fininvest. Amore e passione per questo sport non mancano al nostro Presidente e le sue buone intenzioni sono apparse evidenti sin da subito mettendo un milione di euro per la sola iscrizione al campionato di serie D quando ad altri è costata solo 50 mila euro (un giorno sapremo perché abbiamo dovuto pagare venti volte più degli altri?). L’idea che a Palermo partendo da zero, dal basso, quindi con un progetto non troppo economicamente impegnativo, con poche risorse ma grandi idee, programmazione e con una città alle spalle che si “annaca” di essere la 5° città di Italia (ma i tifosi, travolti dagli eventi che tutti sappiamo (covid in primis che da noi è stato devastante) stanno facendo sì che questa risorsa di essere 5° città d’Italia si ci rivoltasse contro) quindi una città che intrinsecamente avrebbe le risorse per potersi reggere da sola è ed è stata molto apprezzabile e condivisa anche dall’intera tifoseria. Un progetto di piccoli passi ma di accrescimento che avesse come obiettivo non la vittoria delle piccoli battaglie (Bisceglie) ma la vittoria della guerra (che è prima una società sana, forte e robusta) è forse l’idea di fondo che ha avuto Mirri per rilanciare il calcio a Palermo.
Il covid nel calcio ha portato due grossissime difficoltà: una di carattere tecnico, l’altra economico. Sul piano tecnico sono stati compromessi sia la preparazione al campionato che anche le singole gare (e noi a Palermo ne sappiamo qualcosa, basta citare Palermo Catania, loro al completo e noi senza riserve). Tutte le squadre hanno subito le conseguenze del covid sul piano tecnico e preparativo. Ma sul piano economico non si possono fare paragoni tra i danni causati al Palermo e quelli ad altre realtà. Cioè: da questo punto di vista non siamo più la 5° città d’Italia? Quante partite devono giocare la Juve stabia o il Bisceglie per eguagliare l’intero incasso di una sola gara al Barbera? In quanti anni li fanno a Bisceglie e Juve Stabia 10.400 abbonamenti? (che poi sono quelli nostri in serie D). Cosa sappiamo noi di quanto denaro c’è nella tasca del presidente del Bisceglie o in quello della Juve Stabia? Se io devo programmare la stagione del Palermo, cosa può fregarmene delle risorse del Bisceglie o della Juve Stabia e di quanto loro possano sopportare gli effetti della pandemia? Cioè: il tifoso ci riflette su queste problematiche o e solo cieca e animalesca passione, refrattaria ad ogni considerazione?
Io sono certo che Mirri, come Morphy, non guardava alle piccole battaglie sui campi di gioco, servono a poco se poi ti rimane il fronte difensivo scoperto. Mirri voleva vincere la guerra. Dovremmo essere tutti dalla sua parte ma noi tifosi sappiamo solo dire che siamo la 5° città d’Italia e pretendiamo il dissanguamento immediato, passasse anche per la consegna del giocattolo al primo che ti lascia credere di avere 50 euro in tasca da spendere subito. Ma non ci verrà mai un grande Palermo forte per se stesso, la storia ce lo ha insegnato appena 2 anni fa, ciò che quello aveva messo se l’è portato via, portandosi anche ciò che non gli apparteneva. Avevamo le scarpe rotte ma si camminava, avevamo le vesti stracciate ma le parti intime erano coperte. Ci ha lasciati nudi.
Il rischio che il progetto naufraghi definitivamente è molto serio se non si prende coscienza che il Berlusconi di turno da noi non si è fatto ancora vedere. Se si vedesse non ci sarebbe nemmeno bisogno di scrivere #mirrivattene, sarebbe contento lui stesso di cedergli il posto. Ma vedo che siamo pochi quelli che ce ne rendiamo conto così prendiamo le porte a calci, rompiamo tutti i vetri, gettiamo tutto l’arredo dalla finestra, Mirri sinnavi a gghiri, chi viene dopo non si sa. Ma l’importante sarà non perdere a Bisceglie.


8 MARZO 415 d. C. IPAZIA DI ALESSANDRIA, MARTIRE LAICA DEL PENSIERO SCIENTIFICO