Dunque, dunque, dunque... Dove eravamo rimasti? Alla partita col Milan, ad un Palermo che in due settimane é passato dai torvi pensieri di retrocessione della parte più impressionabile del suo variegato popolo, ai rilanciati propositi di grandezza europea, Uefa o Champions League fa lo stesso.
La verità? Sta nel mezzo, come spesso accade, nel senso che questo organico può lottare per la retrocessione con la stesse probabilità che Papa Ratzinger scalzi Schumacher dal trono di re della formula uno e vinca i prossimi sette mondiali con una Force India, ma é anche vero che fra il Palermo e l'Europa ci sono due punti e otto squadre e che ogni domenica non troveremo ad attenderci un Milan col suo carico di extrastimoli, ma squadre più terrene e per questo più rognose e paradossalmente più difficili da affrontare.
Storia vecchia per un Palermo vecchio, lo stesso dello scorso anno, con in più Budan e Pastore fino ad ieri oggetti inconcludenti o misteriosi, adesso rincalzi di alto livello. Proprio Pastore raccoglie i risultati di due settimane di buoni spezzoni di partita con la convocazione nella nazionale argentina. D'accordo che il CT é quel tossico filocastrista di Maradona, d'accordo che fino a poco tempo fa il portiere titolare era uno scarto del Palermo di Delneri/Papadopulo (uno dei cinque disastri schierati in porta quell'anno, per onestà quello che più assomigliava ad un portiere di calcio), d'accordo che si tratta sempre di un' amichevole, ma Pastore, al di là delle ovvie difficoltà incontrate al debutto in un calcio completamente diverso da quello praticato finora e, ricordiamolo anche, con pochi giorni di vacanza goduti nello lo stacco fra l' "apertura" argentina e il ritiro austriaco col Palermo, rimane a detta di tutti un predestinato e da qualche parte dovrà pure iniziare la sua attività internazionale. Buono che lo faccia in quest'incontro tranquillo che gli argentini disputeranno in Europa (in Spagna mi sembra) il 22 dicembre. In bocca al lupo.
Storia vecchia, Palermo si augura diverso dal solito nell'incontrare i penultimi della classe, quel Siena che ha uno degli organici più deboli della serie A, ma non il più debole, e che due settimane fa era prossimo alla depressione più totale, duramente contestato dai suoi pochi tifosi, abbandonato dalla maggior parte del pubblico e che invece, improvvisamente, é tornato a respirare aria migliore con due vittorie consecutive. Squadretta il Siena, di quelle rognose e pericolose, scarse quanto basta per spararsi la partita della vita contro l'avversario di livello superiore, una partita tutta difesa ed un solo tiro in porta che può anche fare male e regalarti il paradiso dopo avere sfiorato per novanta minuti l'ennesima discesa all'inferno. Malesani non é Rocco e nemmeno Zenga, lui a far giocare bene le sue squadre ci ha sempre provato, ma non so se sta replicando anche a Siena o sta cercando semplicemente e più saggiamente di badare al sodo.
Mi auguro che non sia così, perchè la storia insegna che contro questo tipo di squadre il Palermo ha sempre sofferto. Soffriva in C contro la Battipagliese, pur avendo in squadra Scarafoni, Compagno, Massara e compagnia bella e come presidente Giovanni Ferrara, una pasta d'uomo, troppo buono per fare affari ed impresa, un Filo Sganga versione lercarese che a Palermo comuqnue rimpiangiamo in pochi, soffre oggi con Miccoli, Liverani, Cassani e Balzaretti e Zamparini plenipotenziario. Proviamo a farla cambiare un pò questa storia, lo scorso anno, almeno in casa, c'eravamo riusciti, chissà che non si riesca a riprendere quel filo interrotto da Ballardini adesso che in panchina siede un allenatore vero come Delio Rossi.
Il Palermo viene da due vittorie diverse che in comune hanno il momento di forma dell'avversario affrontato: sei vittorie nelle ultime sette partite il Cagliari, cinque su cinque ed una serie positiva di dieci il Milan. Sono due risultati che fanno pensare, in positivo questa volta. Ma il pericolo maggiore di questa gara col Siena viene dallo stesso Palermo, che deve essere bravo a non trasformare la giusta euforia in presunzione e ricordarsi che domenica alle quindici si parte entrambe da 0-0 e la vittoria va conquistata sul campo, non alla playstation.
Formazione? Direi obbligata, praticamente la stessa di domenica scorsa con Migliaccio sacrificato in panchina e pronto ad entrare nel secondo tempo e a seguire Pastore e Budan. Dunque 4-3-1-2 con: Sirigu; Cassani, Kjaer, Bovo, Balzaretti; Nocerino, Liverani, Bresciano; Simplicio; Miccoli, Cavani. Squadra consolidata che si conosce a memoria e che conosce a memoria i movimenti di un modulo a rombo tutto d'attacco, altro che la salsetta insipida propinataci nei precedenti quattro mesi.
Un'ultima nota su Mattia Cassani. Ho avuto modo di rivedere spezzoni della partita col Milan. Il duello a distanza con Zambrotta é stato impietoso per il milanista che pure é titolare di fascia in nazionale. Lippi deve scegliere il rincalzo difensivo destro fra Cassani e Maggio, ma quest'ultimo é più tornante e meno terzino del primo, che invece sa fare benissimo entrambe le fasi ed é da almeno due anni in uno stato di forma smagliante. Ci pensi bene Lippi, in fondo in questi anni di panchina azzurra ha sbagliato pochissimo...
Vedremo...