Autore Topic: Dolce Cremona  (Letto 2522 volte)

Offline Marco Tullio

  • Utente
  • *****
  • Post: 3130
  • Mi Piace Ricevuti +0/-0
  • La continuità nella discontinuità
Dolce Cremona
« il: 24 Aprile 2006, 10:41:55 pm »
Casorezzo (MI), 24 Aprile 2006
Cari forensi,
 ieri ho approfittato del turno domenicale per andare a Cremona, cosa che difficilmente avrei potuto fare se si fosse giocato di sabato. Non è stato complicato raggiungere la destinazione in auto; sono partito da casa alle 8:45 con un carico inconsueto: mia moglie e la mia piccola Agata Concetta. Si può dire che sia stata la sua prima trasferta, anche se in realtà mi sono ben guardata dal portarla allo stadio perché è un discorso a dir poco prematuro per lei. Avevo soltanto intenzione di fare una gita per Cremona con i miei beni, per poi andare allo stadio da solo, lasciando moglie e figlia in giro per la città di Stradivari e Monteverdi, che non è niente male, a dir tutta la verità, seppure la mia conoscenza delle celebri tre T si sia limitata al Torrazzo e solo dall’esterno, visto che i quasi cinquecento gradini e la carrozzina della bimba mal si conciliavano tra loro. Peraltro, anche il Duomo è stato oggetto di una visita sommaria perché all’ora in cui eravamo lì era in corso una messa. Abbiamo avuto maggiore fortuna con la Chiesa di Sant’Agata, un po’ più distante dal centro, che è quella famosa della Sacra Tavola, una pala duecentesca al cui interno sarebbe celata la tavoletta sulla quale la Martire appoggiò il capo al momento della morte e che recherebbe incisa la sigla M.S.S.H.D.E.P.L., che sta per Mens (scl. Sanctae Agatae) sana spontaneaque honore Dei et Patriae libertate, o qualcosa del genere, cioè “Mente sana e sincera per l’onore di Dio e la liberazione della patria”: ricordo di aver letto da qualche parte che circa nel diciottesimo secolo il senato catanese avrebbe chiesto a quello di Cremona il permesso di dare un’occhiata alla tavoletta e lo avrebbe ottenuto solo dietro l’impegno di non accampare nessuna pretesa sul possesso della reliquia, ma a questo dettaglio non c’era nessun accenno nelle spiegazioni che si trovavano qua e là all’interno della chiesa, anzi neppure al fatto che Sant’Agata fosse Catanese, a quanto ho letto. Per noi si è trattato quasi di un pellegrinaggio. Durante lo struscio per Cremona abbiamo incontrato vari Catanesi, tra cui ricordo Aldo La Ferrara, Mario e i fratelli Zerbo, che si sono intrattenuti a lungo con la mia bambina. Dopo un soddisfacente pranzo a base di prodotti locali mi sono recato allo stadio, non molto lontano dal centro, ho lasciato la macchina a mia moglie e mi sono diretto verso il settore ospite, presso cui ho trovato Aldo da Correggio e figli, Nico da Verona, Francesco da Rovigo e famiglia (compreso il figlio Marco, che raramente frequenta gli stadi in cui gioca il Catania e che pretende di essere un talismano per la nostra squadra, in quanto le poche volte che presenzia il risultato è una vittoria), Danilo da Mestre e coniuge. Dentro si crepava dal caldo, ma ne è valsa la pena: eravamo almeno un migliaio, stipati in una specie di gradinata, sicuramente in numero superiore rispetto ai tifosi locali. L’entusiasmo era alle stelle, perché ormai ci si rende conto che solo il Catania potrebbe sciupare la grande occasione e forse anche perché l’ultima fase, quella dei cinque punti in altrettante partite e delle due sconfitte consecutive, sembra da ieri alle spalle: facciamo affidamento che il che il Catania che gestirà un vantaggio di cinque punti sul Mantova terzo in classifica nelle ultime cinque partite (il cinque è un numero ricorrente) sia quello dei momenti migliori della stagione. Buona vittoria a tutti e a presto,
Marco Tullio
Nuovo Catania, nuovo nome