Gentilissimi Signori,
sono Di Prima Luigi, detto Gino, sì proprio il facinoroso di cui il povero Gianluca parlava in un messaggio addietro. Non vorrei che vi foste fatti un'idea distorta di me, perché domenica scorsa mi sono lasciato trasportare da un impulso passeggero, dettato dalla delusione, ma in realtà la mia profonda amicizia con Gianluca, che risale agli anni '90, quando l'Atletico era la prima squadra cittadina, è sempre stata uno dei legami più sinceri che abbia stabilito in vita mia, almeno fino all'altro ieri, ahimè, perché vi devo dare una ferale notizia. Non è vero quello che ha scritto Gianluca nell'ultimo messaggio: non ha rassegnato le dimissioni, bensì è stato messo alla porta in maniera brutale. Lunedì si era presentato per dirigere gli allenamenti, ma il guardiano della Zia Lisa, su ordine della dirigenza, lo ha afferrato per la collottola e lo ha trascinato fuori dal cancello. Avreste dovuto vedere lo sguardo assente e sbigottito dell'infelice Gianluca, che non riusciva a raccapezzarsi per quanto stava succedendo. A un certo punto, dopo essere avanzato di due passi, è crollato miseramente a terra ed è stato necessario chiamare l'ambulanza, che lo ha trasportato fino al Cannizzaro, dove adesso è sotto osservazione. Non risponde alle sollecitazioni, come se non volesse interagire con il mondo circostante, ed è nutrito artificialmente. Amici e parenti sono andati a visitarlo, ma lui non spiccica una parola e si limita a fissare il soffitto. I medici non sanno quando e se riuscirà a ritornare in sé. Non avete idea di come io adesso mi vergogni per la reazione di domenica e ho deciso che da oggi in poi sarà mio compito aggiornarvi sul campionato dell'Atletico finché Gianluca non sarà in grado di occuparsene di persona. Vi terrò, inoltre, informati sulle sue condizioni di salute, sperando che si registrino dei progressi incoraggianti. A presto,
Di Prima Luigi, detto Gino