Carissimi,
è ancora sconfitta! Non cerco alibi né pretesti, ma indubbiamente la squadra ha risentito delle novità occorse in settimana, allorché è stata confermata la notizia che Franco Proto è divenuto il presidente del Messina. Invano ho chiesto chiarimenti alla società, perché Proto non ha voluto ricevermi, tant'è che ho dovuto aspettarlo sulla soglia di casa sua: a mezzanotte, quando ero già disteso sullo zerbino , sono stato ridestato dallo scalpiccio dei suoi passi. Era lui, accompagnato dal nuovo DS del Messina, Pitino, vostra vecchia conoscenza. Era visibilmente seccato dell'intrusione, ma ha cercato di far buon viso a cattiva sorte e mi ha assicurato che il suo nuovo impegno non entrerà in conflitto con il vecchio e che i tifosi dell'Atletico d'aria, di terra e di mare possono stare tranquilli perché nulla cambierà nella gestione della squadra atletista. Non ero molto convinto, ma ci siamo stretti la mano e ho fatto per andarmene. Quando però i due sono entrati e hanno chiuso la porta, sono ritornato sui miei passi e - mi vergogno a confessarlo - ho origliato la loro conversazione. Pitino chiedeva spiegazioni su quanto era appena avvenuto e Proto gli ha risposto in questi termini: "Marcello, non si preoccupi, perché il tizio che si è appena congedato è una marionetta nelle mie mani; l'ho modellato per oltre vent'anni come un vasaio con la creta ed è tuttora convinto che a me interessi dell'Atletico Catania per proporre un modello alternativo in città. Lei, però, è una persona spregiudicata e sa benissimo che l'Atletico mi tornava utile negli anni novanta in serie C1 con l'appoggio dei politici locali, ma ora è solo una palla al piede, perché a me preme tornare nel calcio che conta e con quella squadretta inutile non ho nessuna speranza, e soprattutto nessun ritorno economico. Poi, per giunta, il poveretto non ha capito che io l'ho messo sulla panchina dell'Atletico a posto di Damiano Proto, perché è un esaltato che non vuole neppure un compenso, o quasi. Avrebbe dovuto comprendere che ormai solo lui era disposto a lavorare nel clima di smobilitazione generale che si respira da qualche mese. Povero minch.ione! E sabato l'altro subito derby!". Non riuscite a farvi un'idea della mia sopresa, anzi del mio sgomento, nell'udire queste parole. Sono corso via con il cuore colmo d'angoscia e ho raccontato il fatto, piangendo come un bambino, tra le braccia della mia Selene Bianco, che teneramente mi accarezzava il cranio pelato e mi rincuorava. Il giorno dopo gli allenamenti sono stati una tortura,perché nessuno mi cagava e Stancapiano mormorava ai suoi compagni ridacchiando: "Lo stro.nzo continua con le sue tattiche del menga!" E gli altri giù a ridere. Oggi in campo a Trecastagni, peraltro feudo '46 da sempre, i miei passeggiavano e i locali - che onta - ce ne hanno rifilati tre in scioltezza: alla fine tutti ridevano di me, giocatori atletisti e pubblico indigeno. Mi denigravano in quanto unico cogl.ione rimasto a tifare per l'Altetico. Sto seriamente valutando di dare le dimissioni o fare qualche gesto simbolico, chiamando a raccolta l'intero popolo atletista. Con grande amarezza, vi saluto. Vostro,
Gianluca Valverde