Autore Topic: Scusate posso fare pubblicità alla concorrenza?  (Letto 1235 volte)

Offline Biagio

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Scusate posso fare pubblicità alla concorrenza?
« il: 14 Novembre 2007, 10:30:51 am »
Interessante editoriale nella prima pagina del Corriere di oggi a firma Giuseppe De Rita.

Se potete (dopo aver comprato la vostra copia de La Sicilia ;-)) dategli un'occhiata.

Un saluto
Biagio

Offline bua

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Re: Scusate posso fare pubblicità alla concorrenza?
« Risposta #1 il: 14 Novembre 2007, 10:38:16 am »
Forse è questo?

http://www.corriere.it/editoriali/07_novembre_14/de_rita_rancore_ultra.shtml

Il rancore degli ultrà

di Giuseppe De Rita

Sulla guerriglia urbana scatenata dai tifosi è forse utile mettere a fuoco i tre meccanismi, antropologici prima ancora che sociali, che ne sono stati i motori occulti: il bisogno dei tifosi di esprimere un proprio protagonismo, visibile in piazza; il loro duro antagonismo verso la figura del poliziotto; e una insufficiente gestione della casualità da parte delle autorità di pubblica sicurezza. Colpisce anzitutto la voglia dei tifosi di esternare se stessi, senza alcuna coscienza o limite di come lo si fa. Essi, forse perché fanno di continuo i puri spettatori (vivono guardando), hanno nel proprio intimo un gran bisogno di diventare protagonisti in proprio, scendendo in un campo, la piazza, dove tutti i loro comportamenti sono visti, raccontati, filmati magari a reti unificate; e dove è quindi tecnicamente raccomandabile accentuare pesantemente i toni, nelle parole e nei gesti. E' questa appartenenza al mondo dei tifosi sempre spettatori e mai protagonisti che è diventata l'origine dei comportamenti di domenica: non l'identità sportiva (sentirsi laziale, interista, atalantino o romanista) bensì l'appartenenza al segmento umano degli ultras calcistici. E' verosimile che si debba ragionare di un ennesimo nuovo frammento italiano: gli appartenenti al mondo degli ultrà. Un'appartenenza nuda, pura «condizione di ultrà ». Ma nessuna appartenenza nuda vive a lungo se non è cementata da un nemico.

E per i tifosi il nemico è il poliziotto, non la Polizia come istituzione ma il poliziotto come persona, come coetaneo che ha fatto altra scelta. E' una scelta che preoccupa, perché alcuni la vedono come una ulteriore propensione all'antipolitica se non all'antiStato: mentre altri, più realisticamente, la vedono come esito dei rancori accumulati nelle tante vicende di ordine pubblico vissute come vicende di repressione. Ancor più realisticamente si può avanzare l'ipotesi che si tratti di una più fisiologica espressione di quell'odio per l'arbitro che invade in Italia tutti i protagonisti di una disputa quando qualcuno che non c'entra vuole «impicciarsi ». Purtroppo chi s'impiccia è fatalmente gestito dalla casualità. Sarà successo a milioni di persone, è successo anche all'agente che domenica era per caso nelle vicinanze e ha esploso un colpo che ha ucciso un ragazzo. Decideranno i giudici se ha sparato più o meno intenzionalmente ad altezza d'uomo, ma una cosa è certa: lui, la pattuglia, la questura, la macchina ministeriale si sono trovati in balia della casualità e ne sono stati più i passivi esecutori che gli intelligenti gestori. Certo non è facile gestire il caso, sempre erratico e inaspettato, ma oggi è sempre più necessario. Non ci sono più infatti piazze cementate dall'identità e quindi facili da controllare; non ci sono solo nuclei organizzati su cui lavorare direttamente; ma c'è una appartenenza nuda, senza ulteriore identità che tende ad esprimere comportamenti di pura casualità, rispetto ai quali serve solo un buon controllo dei riflessi condizionati.

14 novembre 2007

Offline Redazione

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Re: Scusate posso fare pubblicità alla concorrenza?
« Risposta #2 il: 14 Novembre 2007, 11:08:48 am »
Interessante editoriale nella prima pagina del Corriere di oggi a firma Giuseppe De Rita.

Se potete (dopo aver comprato la vostra copia de La Sicilia ;-)) dategli un'occhiata.

Un saluto
Biagio
Solo dopo aver comprato La Sicilia però...   ;-)
Un saluto a te e complimenti per l'equilibrio e l'educazione mostrati sempre in questi anni
La redazione