Ieri, mentre aspettavo la partita pensavo fra me e me: come può, una squadra che in serie C costa 29 milioni di Euro, avere paura del Benevento? Questi calciatori per “valere” tanto qualche cosa di buono nella loro carriera lo avranno pur fatto! Questa squadra non avrebbe dovuto temere nessuno in tutti i gironi di serie C. Tutti questi pensieri però si scontravano con la realtà: il Catania era all’ultima spiaggia per salvarsi senza disputare i play out, dopo una stagione che definire disastrosa è un complimento. Poi è iniziata la partita e quelli che da tempo ho definito “giocatoricchi” hanno dato vita all’ennesimo colpo di scena: in campo c’era un Catania forte, quello che non aveva nulla da temere da nessuno: un Cicerelli sontuoso in una posizione non consueta, un Quaini impeccabile, un Furlan attento e reattivo, un Monaco preciso e concentrato, un Di Carmine sempre in pressione: la spina dorsale della squadra in pratica stava funzionando bene. E così hanno portato a casa la meritata vittoria e l’accesso ai play off.
Ora che faranno questi “giocatoricchi” capaci di diventare squadra a giorni alterni e solo per l’occasione? Se sentissero la maglia come dicono farebbero di tutto per fare un’impresa che nessuno, credo, abbia mai fatto nella storia del calcio: passare dalla lotta per la salvezza alla promozione in meno di un mese e mezzo. Un’impresa che sarebbe confacente con la storia del calcio a Catania: un Catania che ha avuto il supporto di 45 mila tifosi in una partita fuori casa, un Catania capace di ripartire dall’Eccellenza e scalare il calcio nazionale fino alla massima serie, un Catania capace di salvarsi nel campionato di serie A giocando quasi un intero girone senza pubblico di casa.
Questi “giocatoricchi” dovrebbero conoscere questa storia. Dovrebbero “vivere” e giocare a pallone solo per sentire il boato del Massimino quando il Catania segna un goal. Un boato unico al mondo, che sembra provenire dalle viscere della terra, con l’Etna che fa da cassa di risonanza alla gioia dei tifosi. Solo per questo dovrebbero dare l’anima ed entrare nella storia. Ne saranno capaci?
Credo che 29 mln di euro sia una stima eccessiva, più vicina a quanto ha speso il Benevento per arrivare ultimo lo scorso anno in B.
Ad ogni modo ho capito il tuo pensiero e lo condivido, fossero stati "solo" 10 i milioni spesi.
Non ho visto la partita perché mi sono concesso una breve vacanza fuori porta (ma ho sofferto lo stesso alla grande, una strizza indicibile), tuttavia dagli highlights non mi sembra che il Benevento sia arrivato con il coltello fra i denti, il che è strano in quanto credo gli avrebbe fatto comodo eliminarci, o forse ci considerano, giustamente, la squadra cuscinetto dei playoff. O ancora, hanno voluto preservare i diffidati e non giudicano probabile di ritrovarci in semifinale, dove, se ho capito bene sarebbero possibili i primi incroci fra squadre dello stesso girone. Calcoli pericolosi, comunque sia.
Onestamente non mi aspetto molto dagli spareggi, anche se tutto può succedere.
Mi preme solo che stiano comunque programmando la prossima stagione, considerando i due possibili scenari, soprattutto quello più verosimile.
Certo, sentire dire a Grella che rifarebbe la rivoluzione di gennaio perché, ad esempio, Sturaro è il perno del futuro centrocampo, quando a me pare un ex giocatore, non mi lascia tranquillo.
Che pensi ad organizzare un ritiro degno di una squadra professionistica, tanto per cominciare, poi scelga dei collaboratori veri, non degli yes men o dei prestanome, e deleghi la gestione tecnica, il mercato e la logistica ad almeno due persone diverse limitandosi a gestire il budget e a coordinare, se non vuole che i vari progetti di cui hanno finora solo fumosamente parlato non restino in standby un altro anno per star dietro a più urgenti questioni di sopravvivenza.
Senza la società non ci può essere successo a lungo termine, dovremmo averlo imparato negli anni di Serie A, per chi se lo ricorrda, quando ci mettevamo dientro i ricchi scemi che spendevano per i nomi trascurando di mettere insieme gli ingranaggi giusti al posto giusto, a prescindere dalla qualità.