Autore Topic: Polemico  (Letto 2412 volte)

Offline Sergio

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Polemico
« il: 04 Marzo 2021, 05:42:04 pm »
Non ho tempo di commentare la gara anche perché, come hanno imparato a dire spesso su Eleven, “le immagini le avete, commentate voi”. Si sa già tutto di questa gara, si può rivedere tutto (e rivedendo tutto, qualcosa sull’arbitro l’avrei da dire ma ormai è acqua passata), ed ho preferito perdere il mio tempo libero alla ricerca di commenti "sgangherati"  rossazzurri in giro per il web (sapevo che ne avrei trovati diversi), anche quelli di valide "penne" (che a quanto pare tanto valide non sono).
Cos’è che ci porta allo stadio a fare il tifo per la nostra squadra? Cos’è che ci lega a questo sport se non la possibilità di poter gioire ad ogni rete dei nostri beniamini? E dopo il gol, come si fa a non gioire un'altra volta, e stavolta anche senza “redini” (purchè non si violino leggi dello stato) quando al termine dei 95 minuti l’arbitro fischia tre volte? E se poi la vittoria è stata molto sofferta, come quella nostra di ieri sera, giocando un DERBY fuori casa in inferiorità numerica, come riuscire a trattenersi? E poi perché trattenersi? Non fa forse parte delle consuetudini di questo sport che ogni tifoso dia sfogo alla propria esultanza?
Ora qualcuno magari si starà chiedendo dove io voglia andare a parare con questo mio lungo preambolo.
Al termine dei 95 minuti, quando arbitri e rossazzurri hanno preso la via degli spogliatoi, quest’ultimi con il morale comprensibilmente sotto i tacchi, mi chiedo cosa ci siano rimasti a fare sugli spalti tifosi, dirigenti e giornalisti di sponda etnea, o comunque gente presente lì a vario titolo. I giocatori rossazzurri sono andati via, in campo sono rimasti solo i rosanero che avendo vinto una partita molto difficile e impegnativa hanno voluto esultare a modo loro, correndo, abbracciandosi, saltando, ballando e intonando “urli di battaglia” come fanno tutte le comunissime squadre. E questi cori, queste esternazioni di felicità, si sono protratte sino all’avvicinamento nel tunnel che porta negli spogliatoi che sta proprio sotto la tribuna e sono proseguiti rendendo partecipi anche tifosi dirigenti e giornalisti di sponda rosanero, o comunque gente presente lì a vario titolo, che li attendevano di proposito per applaudirli e ringraziarli. Giocatori che festeggiavano sul campo e tifosi e dirigenti rosanero in tribuna uniti assieme in brevi istanti di felicitazioni che sono parte integrante di questo sport, probabilmente la parte più pregiata a noi tifosi.
Questa cosa è andata di traverso, proprio ci fici acitu, a qualcuno che sarebbe ora prendesse contezza da dove gli provenga questo suo astio immotivato, in fondo è solo una partita di calcio, una manifestazione sportiva dove chi vince esulta e chi perde ha solo due cose da fare: o assupparsi gli altri che festeggiano o tapparsi occhi e orecchie e prendere la via di casa (che poi è quello che faccio io quando si perde).
Perché ho usato la parola “astio”? Perché quando si definiscono i dirigenti della squadra ospiti “persone di serie C” solo perché hanno osato trattenersi qualche minuto in più sugli spalti per unirsi in esultanza coi propri giocatori sul campo, non può esserci più una ragione sportiva, c’è solo una ragione sociologica che possa spiegare questa posizione, c’è un disagio di fondo, un malessere esistenziale irrisolto. Si sa che c’è ancora qualcuno a Est che soffre l’eterno complesso d’inferiorità verso tutto ciò che faccia capo alla parte occidentale dell’Isola ed i cui sintomi sono poi il dileggio, il disprezzo, l’insofferenza. Del resto anche questo forum continua a manifestare qualche piccola chiazza che punzecchia con puntualità svizzera.
Sarebbe lecito adesso far sapere a chi mi riferisco però perdonatemi ma per la bassezza della sua insolenza non merita di essere nominato. E una persona molto conosciuta nelle cronache della squadra rossazzurra, forse scrive anche per qualche giornale, io ho udito il commento che sto trattando in questo mio post su un gruppo FB che si occupa delle partite del Catania. E’ un gruppo pubblico, non un contesto privato dove uno, anche se ingiustificato, potrebbe pure lasciarsi andare. Dire pubblicamente “dirigenti di serie C” è qualcosa di grave oltre che di indegno.
Hanno ragione di essere queste sue lamentele (nello specifico: “perché i dirigenti dovrebbero capire il contesto generale”)? Vado a memoria e parto dal 1982 quando Pertini esultava ai gol di Tardelli e Altobelli avendo accanto il cancelliere Schmidt (c’è anche il video su youtube col presidente che diceva “non ci prendono più”).  Cerano anche il Re Juan Carlos di Spagna e la Regina Sofía. Probabilmente anche loro avranno pensato che Pertini era un presidente di serie C.
Anche Napolitano nel 2006 con accanto la ministra Melandri non si peritò di applaudire gli azzurri, e poco importa se nella poltrona accanto c’era la Merkel. Però, siccome l’esultanza fu molto più contenuta parliamo di presidente e ministro di serie B, non serie C.
C’è una foto sul web che immortala Jacques Chirac a Parigi, quando il mondiale lo vinse la Francia. In piedi, con le braccia alzate, bocca aperta, sciarpa sul collo, costui come minimo è un presidente di serie D e non può essere un attenuante se la Francia giocava in casa. Poco importa se era la prima volta che vincessero un mondiale.
Nel 2010, allo stadio Soccer City di Johannesburg, toccò alla famiglia reale spagnola esultare per la vittoria del Mondiale contro l’Olanda, tutti con la sciarpa al collo. Serie C senza appello.
Serie B per la Merkel nel 2014, solo braccia alzate e bocca aperta.
Però Macron nel 2018 dovrebbe andare in galera per aver lasciato sul posto la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic per andare a esultare con scompostezza, senza giacca nella postazione dei giornalisti salendo sul loro tavolo e gioendo come un ossesso.
Ora a parte il babbio finale, si può venire OFFESI per aver esultato sul campo di battaglia assieme alla propria squadra la vittoria di un derby sentito da entrambe le tifoserie? O forse a Est credono di avere l’adrenalina in esclusiva?  Uno dei commenti che è ricorso maggiormente sul web è che il Catania ha perso “perché i giocatori (del Catania) non hanno capito l’importanza di questa gara, che è una gara diversa da tutte le altre e va affrontata in un certo modo”. Non hanno CAPITO??? Quindi non occorreva un allenatore alla vigilia per preparare questa partita, occorreva un sociologo, un insegnante, un professore, uno che spiegasse “l’importanza” del derby. Quindi, se comprendi l’importanza di un derby, vinci tutti i derby? Gli avversari non contano? Si perde solo perché non si è capito?
Catania Palermo 1-1 di 8 anni fa, gol di Ilicic al 94esimo. Da una radio locale Catanese il giornalista Angelo Micale che radiocronacava la gara in diretta si chiedeva cosa avessero da festeggiare i tifosi rosanero dato che per il Palermo era inevitabile la retrocessione. Cosa c’è da festeggiare se la tua squadra ti pareggia un derby al 94esimo con l’arbitro che aveva già il fischietto in bocca? Ecco un altro che non ha capito cosa sia un derby, non lo capiscono i giornalisti di Catania, Micale è una delle prime penne, e poi si pretende che lo capiscano i giocatori?
Il derby è una gara ricchissima di motivazioni. E sono le stesse sia a Est che a Ovest. E il derby non lo vince “chi lo capisce” ma lo vince chi è più fortunato (perché c’è anche la fortuna nella vittoria di ieri del Palermo). Se c’è una cosa che si dovrebbe capire (e chi non lo capisce è un cretino) è che la soddisfazione del vincitore è strettamente proporzionale alla delusione del vinto. Quanto è grande l’una, è grande anche l’altra. E chi è triste per avere perso, deve mettersi da parte, deve abbandonare il campo e lasciare il posto all’esultanza dei vincitori che non è mai ingiustificata e non sarà mai motivo di discriminazione e non può diventare un pretesto per dileggiare o, ancor peggio per ostentare il proprio rancoroso livore.

8 MARZO 415 d. C. IPAZIA DI ALESSANDRIA, MARTIRE LAICA DEL PENSIERO SCIENTIFICO