Stranamene stavolta dissento, caro Vasco.Non mi sembra un ragionamento che possa filare. Saranno cog.oni, ma cogl.oni pericolosi, e chi commette dei reati, fino a prova contraria, deve pagare. A parte che almeno un bel daspo li porterebbe lontano dagli stadi e dalle trasferte, limitando i danni di cui lo stesso LM si è sempre (giustamente) lamentato.
No, sinceramente non credo molto nella storia dell'affezione. Sicuramente, chiunque lavori per tanti anni nello stesso posto, viene attanagliato da una sorta di sindrome di Stoccolma.
In realtà non mi sono nemmeno chiesto perché non se ne sia già andato, probabilmente per non fare la figura del quaquaraqua, dal momento che ha sempre detto che, fosse anche l'ultima cosa che fa, riporterà il Catania in A.
Sicuramente ha anche delle responsabilità amministrative che, in caso di fallimento, potrebbero causargli delle grane giudiziarie non indifferenti.
A maggior ragione, se è davvero innamorato della città e del Club, penso farà di tutto per allungare la vita al Catania.
L'importante è distinguere la campagna d'odio dalle normalissime critiche mosse alla società che ultimamente ha sbagliato tantissimo, sia sul piano tecnico che su quello amministrativo. E le reazioni fuori dalle righe che sono il marchio di fabbrica di questa gestione non hanno aiutato.
L'aggressore l'hanno preso, com'era prevedibile, anche senza la denuncia di Lo Monaco. E' indubbio che un reato rimane tale in ogni circostanza e va punito. Anche se ormai il concetto di "punizione" mi pare radicalmente cambiato verso forme che si avvicinano all'impunità.
Tornando al discorso più serio del fallimento economico della società.
Mi pare che dimentichiamo un piccolo, ma non insignificante, particolare: le attività economiche della proprietà, fra cui il Catania, sono dentro una procedura di "Concordato preventivo" che impedisce di depauperare il valore della società in maniera deliberata e volontaria, escludendo ovviamente i rischio d'impresa derivante dall'attività stessa (leggasi: scarsi risultati sportivi). Ora dico la bestemmia: Lo Monaco è uno fra i pochi in Italia a saper gestire bene economicamente una società sportiva.
Pertanto la sua presenza è stata necessaria per garantire la salvaguardia del valore del Catania. Io credo che la riduzione del debito da 15 a 4 mln di euro sia realmente avvenuta e che la gestione ordinaria sia stata garantita con gli introiti e con un minimo apporto di capitale da parte della proprietà. Ovviamente tale situazione non può tradursi in investimenti per il futuro che nello sport hanno un elevato rischio.
Chi pensa e scrive il contrario, sostenendo che il Catania è ad un passo dal fallimento, dovrebbe motivare questo pensiero che si scontra con la realtà: il Catania il mese scorso ha onorato integralmente gli impegni con l'erario e con gli organi sportivi. In più, come dichiara Lo Monaco, tutti i dipendenti sono regolarmente pagati e non ci sono manifestazioni coi cartelli davanti a TdG.
Ora, continuare con Lo Monaco (ma la cosa è puramente teorica, visto che si è dimesso) potrebbe garantire un azzeramento del debito e la liberazione di risorse in più da investire.Si spiega così ad esempio il mantenimento del settore giovanile: dalla compravendita dei cartellini dei giovani il Catania conta di incassare tante piccole plus valenze, dimensionate alla serie C ma pur sempre utili. C'è una chiara strategia volta a portare il Catania in una situazione economica risanata.A quel punto venderlo sarebbe molto più facile, ed un investitore avrebbe meno remore.
Ma evidentemente a pensarla così siamo in pochi. Così come eravamo in pochi a paventare i disastri che il "tatuato argentino" avrebbe combinato e che poi puntualmente si sono avverati.
Si vorrebbe, da parte dei più, tutto e subito. Alla fine però non si avrà niente. Arriverà un altro amministratore che avrà sempre lo stesso compito; al quale magari non interessa NULLA dei risultati sportivi del Catania.
Anche perché il fallimento non è contemplato a meno che il Catania non esca dal concordato per evitare di depauperare il patrimonio della proprietà posto a garanzia dei creditori. Il fatto è che il maggiore asset del Catania è TdG, il quale anche con la società in serie D continuerebbe a mantenere il suo valore. Quindi torno a dire: se vogliamo tornare a vedere i risultati sportivi dobbiamo avere la pazienza di aspettare tutto il tempo che ci vorrà. A quel punto, con un Catania vendibile (come i punti vendita Fortè), potremo aspirare ad altri traguardi. In questo scenario una promozione in serie B sarebbe funzionale alla vendita della società e non al suo rilancio sportivo, perché gli utili provenienti dai maggiori contributi, andrebbero sempre all'azionista e quindi nel calderone del "Concordato".
So bene che ai tifosi tutte queste cose non interessano.
Loro vogliono, desiderano, ardentemente, un "tatuato argentino" che li faccia sognare.