Autore Topic: ...è dura non essere fatalisti e vivere nell'ottimismo...  (Letto 1826 volte)

Offline cantarutti72

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...è dura non essere fatalisti e vivere nell'ottimismo...
« il: 14 Maggio 2012, 12:27:04 am »
Da tifoso, da sportivo, da catanese mi sentivo ebbro di orgoglio e di felicità quando ad otto giornate dalla conclusione il nostro Catania stazionava ai piani alti della classifica, ad un passo da quelle posizioni che contano e che significano Europa.
Un sogno lungo un'intera esistenza; la naturale continuazione, se umano è migliorarsi, di un progetto sano iniziato con la splendida promozione in serie A.
Tutti credevamo ormai in questo fantastico traguardo, perchè supportato da mezzi tecnici adeguati, da una società solida e da un calendario sulla carta abbordabilissimo. Tutti ci credevamo, sfido chiunque a rimangiarsi quanto detto o pensato appena quaranta giorni fa. Tutti ormai puntavano apertamente a questo piccolo "paradiso" sportivo che sarebbe stato unico sinora nella storia rossazzurra. Poi cosa è successo? Tutti abbiamo una risposta, molto probabilmente, da ricercare nel terremoto dirigenziale che ha portato alle dimissioni di Pietro Lo Monaco a cui andrebbe aggiunto l'incessante tormentone mediatico sulla prossima panchina di Vincenzo Montella. Beh, la risposta tutto sommato sarebbe corretta, ma è solo un'affermazione che guarda solo la superficie delle vicende umane e terrene in senso lato.
Forse esagero, ma in questa inaspettata involuzione di risultato, in questo mancato raggiungimento di una rotta ormai vicinissima, in questo dissolversi come bolle di sapone di un capolavoro sul quale mancava solo la pennellata finale, vedo il destino crudele di noi isolani e di noi catanesi in particolare. Un destino che, al momento in cui stiamo per fare il grande passo, trova sempre dei motivi, delle situazioni che rendono vano ogni sforzo, mandando tutto all'aria.
Quanto successo in queste ultime otto giornate è una versione soft, una versione anestetizzata di quanto avvenuto nella stagione 2006-2007 quando anche lì, forse in maniera ancor più straordinaria (perché eravamo matricola e con un tasso tecnico-societario nettamente inferiore all'attuale) sfioravamo il cielo con un dito con quello strepitoso quarto posto in classifica. Una città che si apprestava a cambiare gli iniziali obiettivi per puntare a qualcosa che a un certo punto sembrava possibile...fino a quella maledetta serata del 2 febbraio quando la bestialità umana ebbe la meglio, come se una malvagia forza superiore avesse detto "non potete permettervi certi lussi, dovete ritornare a soffrire".
Riallacciandomi ad oggi,  il terremoto dirigenziale non ha seminato morti, per fortuna, ma è pur sempre un evento che sembra stigmatizzare su un solito copione oscuro che vuole che nella nostra terra sportiva (e non...) ci si perda nel momento più bello.
Pensiamoci bene: che senso ha andarsene via nel momento in cui si doveva cominciare a vedere crescere e svilupparsi il frutto del proprio lavoro e delle proprie scelte felici? La costruzione di Torre del Grifo non doveva essere il punto di arrivo di PLM, ma solo l'anno zero per il dirigente. Secondo la logica delle cose. Ma poi ha prevalso l'irrazionale. Perché irrazionali sono i motivi di questo sisma in seno al Calcio Catania. E più scaviamo a fondo e più ci possiamo "addannare" (perdonademi il termine, ma non ne trovo uno più "efficace") di come un progetto che quest'anno doveva solo conoscere il primo di tanti capitoli appassionanti si sia dovuto "resettare", anzi "formattare" con un riavvio di cui non si saprà con che tempi e modi procederà (e non è poco, rispetto al senso di sicurezza che avrebbe infuso la continuazione col vecchio staff !!!).
Calcio Catania, sport dunque, come emblema di una terra che nel volersi risollevare inizia a soffrire di vertigini, come a provare il piacere masochista di soffrire, di guadagnarsi il minimo indispensabile, ossia la sopravvivenza.
Giovanni Verga docet...
Forse qualcuno dirà: ma è ciò che meritiamo, in fin dei conti. Dunque anche una città come Parma merita il posto che occupa?
Una città che per quindici anni ha ottenuto dieci volte tanto ciò che le spettava, grazie alle porcate finanziarie dei Tanzi con le quali compravano i migliori giocatori in circolazione, per la legge del contrappasso avrebbe dovuto iniziare dal campionato di eccellenza... E invece eccola lì, come se niente fosse accaduto, a ritrovarsi probabilmente ripescata in Uefa e tornare ad essere tra le "grandi".
Forse una città come Catania, amministrata in cotanta maniera ed abitata da gente come i catanesi di più non può meritare?
Allora ditemi che ci fa, con tutto rispetto, una città come Napoli ad aver sfiorato la semifinale di Champions....
No, cari fratelli rossazzurri, perdonatemi il pessimismo che in queste settimane mi ha avvolto, ma ho la sensazione che noi siamo, sportivamente, figli di un Dio minore...
Eravamo lì ad un passo dalla leggenda e tutto è andato all'aria; un'occasione storica sfumata (come perdere sul proprio stadio la finale di CL...!!), per il sopravvenire dell'imponderabile.


« Ultima modifica: 14 Maggio 2012, 12:33:56 am da cantarutti72 »
"più tifi strisciato, più sei un siciliano rinnegato !! fuckinmiju "

Offline LUIS

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Re:...è dura non essere fatalisti e vivere nell'ottimismo...
« Risposta #1 il: 14 Maggio 2012, 12:57:48 am »
un campionato buttato via finito in maniera indecorosa.
un vero peccato.
l'amarezza è tanta per un tifoso che vede disintegrato
davanti i suoi occhi un bel giocattolo che ormai funzionava
come un ororologio svizzero.
non stancherò mai di domandarmi se era proprio
necessario che l'era pulvirenti-lo monaco finisse
con la fine di questo campionato.
oltre all'allenatore (ma qui non sarebbe stata una novità)
c'è il serio rischio che i giocatori migliori come lodi, gomez
e barrientos andranno via.
ah, già vero bisogna pensare positivo.
ma ditemi voi, cosa c'è di positivo in tutto questo ?
 

Offline Catanisazzu

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Re:...è dura non essere fatalisti e vivere nell'ottimismo...
« Risposta #2 il: 14 Maggio 2012, 08:07:58 am »
Cantarutti, perdonami, io non la vedo così nera... non sono ottimista più di tanto, ma realista si
Io non vedo cataclismi o rassegnazione al "ciclo dei vinti" di verghiana memoria. vedo solo la realtà dello stato delle cose; siamo in pieno periodo di riorganizzazione aziendale, con tutto ciò che di negativo può apportare, così come di positivo può determinare.
I traguardi mancati, certo, fanno rimanere male chi, come noi, più della potenzialità nella squadra, vede solo amore verso i propri colori, mettendo a tacere la voce della coscienza che nei nostri orecchi sussurrava la nostra reale maturità, oltre alla reale possibilità.
Abbiamo creduto tutti, come è giusto che sia, ad un posto in Europa, ma è pur vero, che in tanti chiedevamo il famoso "salto di qualità", che oltre alla maturità, deve essere fatto anche di tanta qualità, che in parte avevamo, ma che non era di largo numero.
Nella nostra permanenza in A abbiamo fatto tanto, grazie ad una Società, nel suo insieme, non dimentichiamolo, che ha saputo gestire e finalizzare le risorse disponibili, che non erano, poi, tante.
Per noi tifosi di una squadra di calcio, la naturale ambizione ci spinge a volere, a quasi pretendere, ambiti traguardi, tralasciando il fatto che siamo da troppo poco tempo nei massimi livelli del calcio.
7 anni per noi sono un' eternità, ma in termini aziendali sono molto pochi...
La concorrenza economica stritolante che detta legge nello sport di oggi, lascia poco al cuore... prevale il calcolo... dei bilanci, degli spettatori TV e... degli imbrogli... che devono ancora essere dipanati... sperando che vengano dipanati con il massimo rigore e la più netta giustizia.
Il resto rimane solo come passione di chi crede nei propri colori nella speranza di un futuro migliore, fatta di soddisfazioni sul campo e di mete più ambite... almeno... me lo auguro!
#STAMUAVVULANNU!

umastru

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Re:...è dura non essere fatalisti e vivere nell'ottimismo...
« Risposta #3 il: 14 Maggio 2012, 11:00:44 pm »
Cantarutti, perdonami, io non la vedo così nera... non sono ottimista più di tanto, ma realista si
Io non vedo cataclismi o rassegnazione al "ciclo dei vinti" di verghiana memoria. vedo solo la realtà dello stato delle cose; siamo in pieno periodo di riorganizzazione aziendale, con tutto ciò che di negativo può apportare, così come di positivo può determinare.
I traguardi mancati, certo, fanno rimanere male chi, come noi, più della potenzialità nella squadra, vede solo amore verso i propri colori, mettendo a tacere la voce della coscienza che nei nostri orecchi sussurrava la nostra reale maturità, oltre alla reale possibilità.
Abbiamo creduto tutti, come è giusto che sia, ad un posto in Europa, ma è pur vero, che in tanti chiedevamo il famoso "salto di qualità", che oltre alla maturità, deve essere fatto anche di tanta qualità, che in parte avevamo, ma che non era di largo numero.
Nella nostra permanenza in A abbiamo fatto tanto, grazie ad una Società, nel suo insieme, non dimentichiamolo, che ha saputo gestire e finalizzare le risorse disponibili, che non erano, poi, tante.
Per noi tifosi di una squadra di calcio, la naturale ambizione ci spinge a volere, a quasi pretendere, ambiti traguardi, tralasciando il fatto che siamo da troppo poco tempo nei massimi livelli del calcio.
7 anni per noi sono un' eternità, ma in termini aziendali sono molto pochi...
La concorrenza economica stritolante che detta legge nello sport di oggi, lascia poco al cuore... prevale il calcolo... dei bilanci, degli spettatori TV e... degli imbrogli... che devono ancora essere dipanati... sperando che vengano dipanati con il massimo rigore e la più netta giustizia.
Il resto rimane solo come passione di chi crede nei propri colori nella speranza di un futuro migliore, fatta di soddisfazioni sul campo e di mete più ambite... almeno... me lo auguro!
Vedi, per me il problema non è tanto arrivare in Uefa, oppure arrivare ottavi, ma il provarci fino all'ultimo.
Lo sò anch'io che anche se rinforzata la rosa di quest'anno non era da coppe europee, ma per strani incroci astrali molte squadre sulla carta e non solo su quella più attrezzate hanno toppato la stagione. Per un momento io, e anche la dirigenza, che si è sbilanciata per la prima volta in sette anni abbiamo creduto che si potesse tentare, provare....
Invece è arrivato l'amaro risveglio, che ti ripeto non è la sconfitta in sè, ma il come si perde.
Ieri sera anche il più ottimista dei tifosi era convinto che si perdeva, troppe e troppo importanti le assenze, ma non si può giocare così, senza cuore, impegno. Il rigore lo tiravo con più cattiveria io!
Si è rischiato di rovinate il tanto di buono fatto quest'anno, era dai tempi di Marino che non avevamo un gioco così bello, per cinque partita buttate letteralmente nel c.e.s.s.o.
"U mastru"
 

Offline vasco

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Re:...è dura non essere fatalisti e vivere nell'ottimismo...
« Risposta #4 il: 15 Maggio 2012, 06:11:23 pm »

Forse una città come Catania, amministrata in cotanta maniera ed abitata da gente come i catanesi di più non può meritare?
Allora ditemi che ci fa, con tutto rispetto, una città come Napoli ad aver sfiorato la semifinale di Champions....
No, cari fratelli rossazzurri, perdonatemi il pessimismo che in queste settimane mi ha avvolto, ma ho la sensazione che noi siamo, sportivamente, figli di un Dio minore...
Eravamo lì ad un passo dalla leggenda e tutto è andato all'aria; un'occasione storica sfumata (come perdere sul proprio stadio la finale di CL...!!), per il sopravvenire dell'imponderabile.



Come si fa a non condividere questa amarezza?
Il fatto è che il Calcio Catania, nella realtà ottimamente tratteggiata da Cantarutti, è più di un fatto sportivo. E' il simbolo di una possibilità, di un dio "non minore" di cui sentirsi figli.
Il primo grande passo verso quella "normalità" l'abbiamo compiuto 6 anni fa con la conquista della serie A. Non so se la qualificazione UEFA sarebbe stato un altro grande passo, so che lo è certamente il futuro prossimo che il Catania si appresta a vivere: la permanenza in quest'Olimpo senza quello che fino ad ora era stato il "gran sacerdote".
Vedremo cioé se il grande passo di 6 anni fa è diventato una nostra conquista, o se l'essere in quello "stato di grazia" era legato ad una persona, quasi uno "sciamano" mediatore fra gli uomini e gli dei.
E' questo il nuovo grande passo che mi auguro che il Catania faccia, perchè se sarà così allora si apriranno veramente nuovi cieli.
« Ultima modifica: 15 Maggio 2012, 06:17:45 pm da vasco »