Il calcio non è solo un gioco, se ne facciano una ragione i romantici del pallone. Il mondo del calcio genera ricavi che sono tutt'altro che marginali per il PIL italiano e non solo.
Secondo gli ultimi dati Deloitte (2010), il Manchester United registra ricavi per 400 milioni di euro e quelli combinati delle venti squadre top d’Europa ammontano complessivamente a più di 4 miliardi di euro.
I principali quattro club italiani (Juventus, Milan, Inter e Roma) hanno registrato rispettivamente ricavi per 203, 196, 196 e 146 milioni di euro.
In Italia il 70% dei ricavi proviene direttamente dai diritti TV ed il restante 30% è prodotto da introiti da stadio e merchandising. Negli altri grandi campionati europei la composizione dei ricavi è invece più bilanciata.
Davanti a questi colossi, una piccola società come il Calcio Catania, non ha molte possibilità di sopravvivere a meno di ricoprire un ruolo di pura comparsa.
Ma nelle aziende di successo, oltre al prodotto, la differenza la fa la qualità del management e la sostenibilità della strategia che ne sostiene le proprie decisioni.
Il Calcio Catania s.p.a. ha deciso innanzi tutto di ridurre i costi operativi che nel calcio italiano sono in grandissima parte legati alla voce emolumenti. Seguendo l'esempio delle società professionistiche americane, da tempo il Catania applica una politica di salary cap, mentre per il mercato, l'amministratore delegato Pietro Lo Monaco profondo conoscitore del calcio argentino, ha puntato da sempre su talenti sudamericani e su giovani provenienti dalle serie inferiori e/o cresciuti nel vivaio della società etnea.
Quest'ultima voce è comparabile a quella che in un'azienda si chiama innovazione. Ma l'innovazione non si improvvisa, si realizza solo se si attua una governance appropriata investendo su infrastrutture, ricerca e sviluppo, processi, organizzazioni e risorse umane adeguate.
La costruzione del centro sportivo che verrà completato a Dicembre, è la risposta implementativa a questa strategia. La nuova casa del Calcio Catania, ha dichiarato recentemente non a torto Pietro Lo Monaco, è come una vittoria in Champions League per una società come il Catania.
Si contano sulla punte delle dita di una mano, le società che hanno realizzato strutture similari in Italia. Una piccola squadra come il Novara, ha attuato una strategia similare e nonostante il limitato bacino d'utenza, sta costruendo i successi degli ultimi anni grazie ad una gestione oculata ed al centro sportivo novarello inaugurato nel Settembre 2007.
Secondo il presidente del Catania Nino Pulvirenti, nel centro sportivo che sta sorgendo a Torre del Grifo nel comune di Mascalucia, lavoreranno a regime circa 200 persone, di cui un centinaio almeno da assumere nei prossimi anni.
Non si riesce a cogliere l'importanza di queste cifre, se non si tiene conto del contesto economico in cui questo impianto sta nascendo. E' notizia di questi giorni che 40000 persone si sono candidate per uno dei 240 posti di lavoro del nuovo negozio Ikea che verrà aperto nei prossimi mesi a Catania, città in cui la disoccupazione giovanile supera il 40%.
Ma i progetti della società di Nino Pulvirenti non si limitano "solo" alla permanenza nella massima serie, nè alla costruzione del centro sportivo. Seguendo l'esempio della Juventus in Italia e di società come l'Arsenal in Inghilterra, consegnato il centro sportivo, inizieranno i lavori per la costruzione di un nuovo centro polifunzionale che includerà il nuovo stadio. Questo permetterà di aumentare i ricavi, variandone la distribuzione e diminuendo la dipendenza dai diritti TV.
Il calcio Catania non gioca solamente la domenica per il diletto di noi inguaribili tifosi, ma sta costruendo un futuro da cui un'intera comunità potrebbe trovare fonte d'ispirazione per tornare ad essere quella città che orgogliosamente veniva definita 30 anni fa la Milano del sud.