Quel sabato pomeriggio di sette anni fa , in una casa che abitavo da meno di un anno e che ancora odorava dello stucco di pareti rinnovate, giunge il trillo di un sms sul mio vecchio Nokia 3510i (oggi roba d'antiquario) dove mio nipote, all'epoca tredicenne, sembrava aver sentito, in quell'incerta ed oltremodo mediocre cronaca Rai sulla serie B che il Catania, in trasferta a Pescara, fosse andato in vantaggio intorno al 30' con rete di Spinesi.
Quell’anno, il deludente palinsesto sulla cadetteria che trasmetteva solo la diretta di un match scelto tra undici, con gli anticipi o posticipi affidati a Sportitalia (che tanta buona sorte portarono alla causa rossazzurra, l’esatto contrario della Tv di viale Mazzini…), mi aveva fatto prendere la decisione, onde soffrire quanto meno possibile (nelle partite esterne) della frustrazione di una partita solo da “immaginare” nelle radiocronaca di un Patanè a prova di coronarie, di attendere la chiusura del match del Catania (quando esso non era scelto per la diretta TV) ed accendere il televisore giusto per vedere il risultato finale.
Un’attesa infinita ma che ritenevo scelta obbligata, che quel pomeriggio pre-natalizio era stata fortunatamente smorzata dalla chiacchierate sul più e sul meno con i due operai, padre e figlio, che in casa mia si apprestavano a montare un armadio e il cui corso delle discussioni venne inesorabilmente indirizzato verso quella bellissima notizia del momentaneo vantaggio rossazzurro in terra abruzzese.
Il tempo, provvidenzialmente, scorreva veloce quel sabato, tanto che neanche mi accorsi che la partita era ormai giunta all’80’ con il Catania sempre in vantaggio all’Adriatico.
Gli operai erano andati via a lavoro concluso, ma gli ultimi minuti avevo deciso di “eluderli”, andando a prendere mio figlio, all’epoca di appena venti mesi, opportunamente lasciato in casa di mia suocera per rendere più agevoli i lavori in casa mia e che già mi mancava da morire (mio figlio, non la suocera, ovviamente…) pur avendolo accompagnato due ore prima.
Non vedevo l’ora di rientrare in casa per vedere i suoi occhioni brillare della visione di quel maestoso (per lui) albero di Natale montato nel salone…con l’ansia di accendere la TV e guardare la classifica di serie B alla fine delle ostilità...vedo quella classifica…Mantova 41, Catania 36 !!! Quinta vittoria consecutiva, secondo posto solitario (contro il quarto della precedente giornata) davanti a Torino e Atalanta.
Nell’abbracciare ed alzare mio figlio in segno di trionfo, pensavo a quanto tempo fosse passato da quando il Catania, in una fase così avanzata del campionato di B, si trovasse così in alto in classifica…era avvenuto nell’anno in cui Dino Zoff sollevava la coppa del mondo al Santiago Bernabeu… 23 lunghi ed interminabili anni, densi di delusioni, sofferenze, un oscuro tunnel (come quello attraversato dalla città in senso lato) da cui quel 10 dicembre del 2005 stava per intravedersi una meravigliosa luce, sempre, ma sempre più vicina.
Fu per passione, per amore, solo per amore del Catania che iniziai, per gioco, ad effettuare studi statistici con cui rendere ancor più tangibili le ormai rosee previsioni che gli addetti ai lavori davano a fine 2005 sul futuro rossazzurro: mi accorsi che cinque vittorie fuori casa, solo nel girone di andata, come le aveva in quel momento il Catania, erano state ottenute negli ultimi 40 anni da squadre che nel 90% dei casi erano poi state promosse in serie A.
Ebbro di felicità, ma prudente come non mai nel non voler rivelare tale dato (per ovvi motivi scaramantici), mi apprestai a godere, come tutto il trepidante popolo rossazzurro, quel meraviglioso Natale di una città che viveva una ennesima rinascita economica (suggellata in quel periodo dall'inaugurazione del colosso “Etnapolis”) e che si apprestava, qualche mese dopo, a colmare ogni angolo di infiniti festanti colori rossazzurri...
Abbracci